"Aquile Sine Limite",

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Gli AUC

Il corso

 

 

LEONARDO D'ADDAZIO

Il degradato autiere D’addazio sarebbe stato la personificazione ideale del nostro corso: l’immagine del menefreghismo e dello svacco più totale, un esempio chiarissimo e limpidissimo di insofferenza alla formalità e alla permanenza in caserma (ha sempre avuto una predisposizione naturale ad andare a casa ogni settimana). Il suo cubo, pendente come la torre di Pisa o storto come un palazzo crollato dopo un terremoto, era in netto contrasto con quelli di tutti gli altri così come lui ed il suo modo di fare.
Divenuto autiere di propria volontà perché futuro padre (povero figlio), aveva assunto ben presto tutti quei comportamenti che per gli altri erano vietatissimi. Stonato come una campana, non risparmiava mai la sua cameretta e quelle confinanti da una cantatina notturna di circa mezz’ora. Sapeva a memoria i testi di infinite canzoni che, appunto dai testi, venivano riconosciute dagli ascoltatori. Di giorno lo si poteva trovare appisolato sulla branda, di notte anche.
Insofferente all’accensione delle luci anche solo per un minuto in più rispetto all’orario prestabilito, era però sempre pronto a dare una mano per le pulizie o per altre mansioni. Ogni volta, tante, che Leonardo era in licenza, si sentiva la sua mancanza ma bastava guardare il suo cubo, storto ed abbandonato, per ricordarcelo.
 

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