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GREGORIO FULGINITI

Gregorio Fulginiti: un milanese trasferito, ovvero deportato a Roma. Per il lombardo la vita fu tutt’altro che facile fin dai primi giorni: condividere la cameretta con ben cinque romani gli risultava difficile; scelse quindi, senza pensarci due volte, la via diplomatica per avere dei rapporti normali con i suoi conviventi. Ben presto, però, si notò la sua fragilità fisica, tipica di chi ha trascorso la vita tra un cocktail di lavoro e un gran galà di rappresentanza: dopo soli due giorni, il buon Gregorio giaceva steso nella sua branda con due caviglie gonfie e rosse come due zamponi. Gregorio, dal nome papale, dimostrava il conservatorismo tipicamente clericale quando veniva colto in flagrante a mangiare le merendine dietro l’anta del suo armadietto cercando di non elargirle al prossimo. Tra le sue doti c’è quella di riuscire a dormire, durante le lezioni, ad occhi completamente aperti. Ci se ne è accorti perché, quando i docenti lo chiamavano in causa, era costretto ad uscire dal suo sonno REM e, puntualmente, non sapeva nemmeno dove si trovava. Il suo cubo, poi, noto a tutti, scelti compresi, come “Cubo Panettone”, era sempre perfettamente fatto, solo ed esclusivamente nella settimana antecedente la licenza.
 

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