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ANGELO TORTI

Raccontare Angelo Torti in pochissime righe è cosa ardua data la complessità del personaggio. Si sappia, comunque, che Angelo non è altro che un calciatore travestito da allievo ufficiale; dal primo giorno, infatti, affrontò il corso e le sue difficoltà, come fossero una partita di calcio, con grinta, decisione e, soprattutto, senza mai voler perdere.
Sempre sorridente ed energico, incontrava però qualche difficoltà quando doveva svegliarsi e riattivare il cervello, rimanendo per svariati minuti senza connettere. Dal momento in cui, violando una precisa disposizione del Tenente Meo, si è ricominciato a giocare a pallone nel campetto della caserma, Torti è stato un tormento per tutti: il “fenomeno di Ciociaria” ha infatti iniziato a lanciare sfide a destra e a manca arrivando a scommettere perfino la casa di residenza e la ragazza.
Il suo dialetto particolarmente colorito non vanta, purtroppo, un gran numero di termini tant’è che, dopo vari studi e ricerche, alcuni scienziati hanno con sicurezza affermato che: “E mo?”, “Embé”, “Oh, passami la borza”, “Mannaccia la puttana!”, “Che sta a di?”, possono voler dire qualsiasi cosa e sono gli strumenti con i quali egli comunica sensazioni e necessità.
Nonostante tutto, e sebbene sia un mezzosangue che ha ereditato i difetti sia della spassosa gente romana che della goliardica gente napoletana, come dice “fratè” Gisondi, Angioletto è sempre un “Picciotto bbello!”!

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